Internet per tutti

Mi occupo di Internet dalla fine degli anni ’80. I padri della rete, come Vint Cerf e Bob Kahn, che la inventarono oltre 50 anni fa, sono nel frattempo diventati nonni. I loro figli, che hanno commercializzato e politicizzato Internet, hanno creato uno spazio senza confini che oggi è utilizzato da quasi cinque miliardi di persone. Il 2020 segna l’inizio di un nuovo decennio e  l’ingresso della terza generazione dei leader di Internet nel teatro digitale. È ora il momento dei “nipoti”. È il momento vostro, “miei cari nipoti”, cosa ne farete di questo “patrimonio dell’umanità”? Sarete in grado di fare meglio di quanto non siamo stati in grado di fare noi, generazioni precedenti alle vostre? Le principali questioni in gioco sono Sicurezza informatica, Economia digitale, Diritti Umani, Comunicazione e Tecnologia. Forza, contiamo su di voi! #giovani


Metà anni ’80. Il CNR a Pisa aveva appena collegato l’Italia a Internet, io ci ero arrivata pochi mesi prima. Che bello lavorare al CNUCE! Laurea in Matematica, specializzazione, non ancora 30 anni, contratto a tempo indeterminato, ero proprio li in mezzo a quei cervelloni super gasati di reti. Succede così che ti ritrovi in un ambiente pieno di conoscenza, merito, modestia e tanta voglia di fare. Stai attenta, guardi, ascolti tutto e impari. La passione si accende, e ti assegnano le prime responsabilità.

Internet in Italia stava per iniziare e sono arrivata giusto in tempo, e la prospettiva era quella che la rete “esplodesse”, come poi è stato. Nel 1987 partecipai con Marco Sommani al primo meeting internazionale  [ url pic ], lo International Academic NetWorkshop (IANW) [organizzato da Lawrence Landweber],  che si tenne a Princeton. 70 persone da 28 paesi a dimostrazione  che le reti stavano diventando un fenomeno globale. Nel report di quel meeting si legge: “… among the attendees were a mixture of network designers, implementers and funders. The goal of the meeting was to foster an exchange of information between individuals working in these areas in different countries so as to facilitate the continuing development of the international academic/research electronic internet.

Che emozione! Tanto da fare: non si trattava solo di computer, connessioni, protocolli e pacchetti, ma di persone e della loro crescente voglia di comunicare. Da subito capimmo che le reti non connettevano computer, piuttosto realizzavano connessioni di persone, che avrebbero dato vita a una vera e propria comunità, con un bisogno di essere assistita, curata nelle sue crescenti esigenze di comunicazione. Partecipai a diversi progetti di #inclusionedigitale. Ricordo il RINAF che fu concepito nei primi anni ’90 per ridurre l’isolamento di centri e istituzioni di ricerca in Africa. Con i miei colleghi del CNR fornimmo assistenza tecnica per realizzare le connessioni di rete e principalmente per organizzare corsi di formazione per ciascuna regione del continente gestendo il trasferimento di uomini e mezzi tra mille difficoltà logistiche, problematiche burocratiche e tecniche. La nostra attività in favore della diffusione di Internet in quei paesi fu davvero pioneristica. Poi siamo arrivati a Kobe, in Giappone. Era il 1992. Quel giorno eravamo convinti che la vera sfida fossero gli utenti e il loro uso consapevole della rete. Nel mondo avevamo appena un milione di computer connessi alla rete. Il tema dell’accesso includeva anche l’accesso ai contenuti, ai servizi, alla conoscenza e alla formazione. Fu il giorno della fondazione della Internet Society, l’associazione internazionale che promuove la conoscenza, l’uso e lo sviluppo tecnologico, culturale e sociale di Internet. A Kobe ci dicemmo tutte/i insieme “vale la pena impegnarsi!”. E lo abbiamo fatto, giorno dopo giorno, lavorando con passione, contro ogni limitazione. Nel 1997 la quasi totalità dei paesi del mondo conosceva Internet.

Oggi la rete funziona in tutto il mondo, siamo continuamente connessi, siamo la società digitale, siamo nell’era della comunicazione, siamo sempre collegati con i nostri cellulari. I problemi della rete che sono emersi negli ultimi 20 anni sono legati all’uso che facciamo di Internet e meno al suo funzionamento. Sulle questioni di politica pubblica legate a Internet ci sono visioni diverse dei paesi del mondo e un gran bisogno di accordi sulle regole, ma immaginate quanto sia difficile regolare un media globale come Internet in un mondo che globale non è.  Tutto quello che abbiamo imparato è che le soluzioni migliori e durevoli sono il risultato della partecipazione, del dialogo e della cooperazione che sono principi fondamentali che hanno accompagnato lo sviluppo dell’Internet sino dalla sua nascita.

Marina di Massa, 13 febbraio 2021